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Alla virtù fbandita

Danno ne i petti lor fido ricetto,
Quella gli è fol gradita,

Perche in lei fan trovar gioia, e diletto;
Ridillo tu, Giovanni, e mostra in tanto
Con tua vera virtù, vero il mio Canto.

Lungi dal Patrio lido

Spinfe Zeufi l'induftre ardente brama;
Ch' udio d' Helena il grido

Con aurea tromba rimbombar la fama,
E per poterla effigiare al paro
Dalle più belle idee traffe il più raro.

Cofi l'Ape ingegnofa

Trae con induftria il fuo liquor pregiato
Dal giglio e dalla rofa,

E quanti vaghi fiori-ornano il prato ;
Formano un dolce fuon diverfe Chorde,
Fan varie voci melodia concorde,

Di bella gloria amenta

Milton dal Ciel natio per varie parti
Le peregrine piante

Volgefti a ricercar scienze, ed arti;
Del Gallo regnator vedefti i Regni,
E dell' Italia ancor gl' Eroi piu degni,

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Fabro quafi divino

Sol virtù rintracciando il tuo pensiera
Vide in ogni confino

Chi di nobil valor calca il fentiero;
L'ottimo dal miglior dopo fceglica
Per fabbricar d'ogni virtu l' idea.

Quanti nacquero in Flora

O in lei del parlar Tofco apprefer l'arte,
La cui memoria onora

Il mondo fatta eterna in dotte carte,
Volefti ricercar per tuo teforo,

E parlafti con lor nell' opre loro.

Nell' altera Babelle

Per te il parlar confuse Giove in vano,

Che per varie favelle

Di fe fteffa trofeo cadde fu'l piano:

Ch' Ode oltr' all Anglia il fuo piu degno Idioma
Spagna, Francia, Tofcana, e Grecia e Roma.

I piu profondi arcani

Ch' occulta la natura e in cielo e in terra
Ch' à Ingegni fovrumani

Troppo avaro tal' hor gli chiude, e ferra,
Chiaromente conofci, e giungi al fine
Della moral virtude al gran confine.

Non

Non batta il Tempo l'ale,

Fermifi immoto, e in un fermin fi gl' anni,
Che di virtù immortale

Scorron di troppo ingiuriofi a i danni;
Che s'opre degne di Poema o storia

Furon gia, l'hai prefenti alla memoria.

Dammi tua dolce Cetra

Se vuoi ch'io dica del tuo dolce canto,
Ch' inalzandoti all' Etra

Di farti huomo celefte ottiene il vanto,
In Tamigi il dirà che gl' e conceffo
Per te fuo cigno parreggiar Permesso.

I o che in riva del Arno

Tento spiegar tuo merto alto, e preclaro
So che fatico indarno,

E ad ammirar, non a lodarlo imparo ;
Freno dunque la lingua, e ascolto il core
Che ti prende a lodar con lo ftupore.

Del fig. Antonio Francini gentilhuomo

Fiorentino.

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JOANNI MILTONI

LONDINENSI,

Juveni patria, virtutibus eximio,

VIRO qui multa peregrinatione, ftudia cuncta orbis terrarum loca perfpexit, ut novus Ulyffes omnia ubique ab omnibus apprehenderet:

Polyglotto, in cujus ore linguæ jam deperditæ fic revivifcunt, ut idiomata omnia fint in ejus laudibus infacunda; Et jure ea percallet, ut admirationes et plaufus populorum ab propria fapientia excitatos intelligat :

Illi, cujus animi dotes corporifque fenfus ad admirationem commovent, et per ipfam motum cuique auferunt; cujus opera ad plaufus hortantur, fed venuftate vocem laudatoribus adimunt.

Cui in memoria totus orbis; in intellectu fapientia; in voluntate ardor gloriæ; in ore eloquentia; harmonicos cœleftium fphærarum fonitus aftronomia duce audienti ; characteres mirabilium naturæ per quos

vaftitate. Edit. 1645.

Q3

Dei

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